Una nube staziona permanentemente sulla collina, da dove, con un po’ di immaginazione si intravede la città di Bamako. Certo la vista non è delle migliori. Il fumo causato dall’incendio di vecchi copertoni di automobile sovrasta l’intera area del mercato. Tutti i materiali non recuperabili vengono bruciati insieme alla spazzatura. Camminando tra i tortuosi vicoli di questa piccola cittadella di periferia della capitale del Mali, tra rifiuti e bidoni pieni di olio combusto, l’aria si fa sempre più pesante, caldo e afa non aiutano.
Non è un posto per turisti questo è Bamako, sopra nominata la città della musica, piena di vita, di colore, così pittoresca da diventare affascinante, cambia d’aspetto. Improvvisamente ci si trova di fronte ad un girone infernale diviso in due: da un lato la collina con la discarica dei rifiuti che sovrasta il mercato, dall’altro il rumore delle lavorazioni dei metalli. Al contrario di quello che si potrebbe pensare questo non è solo un luogo di lavoro, qui la gente ci vive.

Ai lati delle casette basse disseminate lungo il percorso principale si aprono le botteghe dei commercianti e degli artigiani. Dall’altro lato della strada capannoni improvvisati, accatastati uno a fianco all’altro, lentamente risalgono verso la sommità della collina e fanno da laboratorio per le attività più pesanti. Qui la specialità è la trasformazione ed il riciclo dei metalli. I martelli battono all’unisono per piegare il metallo reso incandescente dalle fiamme delle saldatrici e dagli altiforni improvvisati.
Sotto una pioggia di scintille, materiali di alluminio, ferro e acciaio, vengono smontati, fusi e assemblati per dar vita a qualcosa di diverso. Al riparo dal sole cocente, nei capannoni gli uomini molano, limano, saldano i diversi componenti. Giovani e anziani condividono questo pesante fardello quotidiano. Gente di tutte le età, donne e bimbi compresi, si aggirano sulla sommità della collina, rovistando tra la spazzatura della discarica, alla ricerca di preziosissimo metallo da fondere.

Un’enorme fabbrica, anzi una fonderia all’aperto. Questo luogo “infernale” oltre ad essere una città nella città, dove si recuperano e lavorano sul posto i materiali riciclati, è frequentato anche da artisti e artigiani che hanno il permesso ufficiale di rielaborare oggetti adatti a creare nuovi manufatti e opere artistiche.